E’ sempre “boom” per i consumi di latte e dei suoi derivati (soprattutto gli yogurt). Dopo che nel corso del 2005 gli acquisti domestici sono tornati prepotentemente a salire, facendo registrare soprattutto per il fresco e di alta qualità un rialzo del 4,9 per cento rispetto all’anno precedente, anche nell’agosto scorso, nei confronti dell’analogo mese del 2005, la crescita si è consolidata: per l’intero settore un incremento del 4,2 per cento. A darne notizia è la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale rileva che la forte ripresa che ha interessato il prodotto “made in Italy” si è consolidata in particolare da quando nel giugno dello scorso anno è entrato in vigore il decreto interministeriale sull’obbligo di indicare sulle confezioni il luogo di provenienza o di mungitura.
Il costante aumento dei consumi di latte e suoi derivati -rileva la Cia- si contrappone al trend negativo che aveva caratterizzato gli anni che vanno dal 2000 al 2004, quando il volume degli acquisti domestici era diminuito ad un tasso di variazione medio annuo del meno 2,5 per cento. Una tendenza che si era confermata anche nel 2004, con un calo di quasi un punto percentuale nei confronti del 2003. E’ stato, quindi, il 2005 a ribaltare il corso negativo dei consumi. L’anno scorso a crescere non è stato soltanto il latte fresco, ma anche gli yogurt e i dessert (più 4,6), i formaggi (più 1,3 per cento), mentre per il latte a lunga conservazione (latte Uht) si era registrata una certa stabilità.
Nell’agosto scorso, l’ulteriore conferma del forte rialzo dei consumi, tranne, però, per i formaggi, il cui mercato mostra qualche affanno. Si registra, infatti, un aumento delle vendite di latte fresco del 4,0 per cento, del latte Uht del 6,8 per cento, degli yogurt e dei dessert del 7,4 per cento; mentre i formaggi hanno subìto una flessione del 2,7 per cento. Andamento che contraddistingue anche i primi otto mesi dell’anno: latte fresco più 5,2 per cento, latte Uht più 1,6 per cento, yogurt e dessert più 6,1 per cento, formaggi meno 1,9 per cento.
La Cia, tuttavia, sottolinea che gli italiani, con circa 58 litri pro capite l’anno, non sono di certo grandi consumatori di latte, almeno nel confronto con i francesi e tedeschi (65 litri) e soprattutto con gli statunitensi (86 litri). La ripresa che si è avuta sia nel 2005 che nei primi otto mesi del 2006 lascia, comunque, intravedere spiragli nuovi e positivi, anche se il mercato lattiero-caseario continua ad evidenziare problemi e una persistente complessità. In particolare, per quanto concerne il prezzo pagato ai produttori si assiste ad una preoccupante tendenza al ribasso che, sommata all’incremento dei costi, riduce la redditività delle aziende.
Nel 2005 -ricorda la Cia- per gli acquisti domestici di latte (fresco e a lunga conservazione) si sono spesi 2,4 miliardi di euro, per oltre 2,3 milioni di tonnellate di prodotto. A fare la parte del leone è stato ancora una volta il latte fresco di alta qualità, che ha segnato una crescita del 5,3 per cento rispetto al 2004.
Nel dettaglio si riscontra -afferma la Cia- che i maggiori incrementi di consumo di latte si hanno nell’Italia del Nord, con un aumento che supera il 5 per cento. Segni di ripresa si hanno anche nel Centro (più 0,8), mentre nel Mezzogiorno sembra che si sia interrotta la continua flessione, divenuta una costante negli anni che vanno dal 1998 al 2004.
La ripresa dei consumi -avverte la Cia- ha caratterizzato anche il mercato degli yogurt e dei dessert: 260 mila tonnellate nel 2005, con una spesa complessiva che ha superato i 954 milioni di euro.
A cura di Nevio Lavagnoli (Progetto “Informazione zootecnica” LR 37/99)