RIUTILIZZO ACQUE REFLUE

RIUTILIZZO ACQUE REFLUE (D.Lgs. 152/06; D.M. 2/5/06)  (acqua06)

Soggetti interessati:

Chiunque intende utilizzare acque reflue domestiche, urbane ed industriali recuperate ai fini di:

a)       uso irriguo di colture destinate a produzione di alimenti per consumo umano ed animale o colture “no food” o aree destinate al verde o ad attività sportive o ricreative;

b)       uso civile per lavaggio di strade nei centri urbani, alimentazione sistemi di riscaldamento o raffreddamento, alimentazione di reti duali di adduzione separati da quelle per acqua potabile (Escluso uso diretto di tale acqua negli edifici ad uso civile, salvo impianti di scarico dei servizi igienici);

c)       uso industriale per acqua antincendio, lavaggio, di processo, ciclo termico impianto industriale, con esclusione di contatto di acque reflue recuperate con alimenti o prodotti farmaceutici e cosmetici

purché:

1)       acqua reflua sottoposta a processo di riqualificazione per renderla idonea a specifico riutilizzo mediante trattamento depurativo da attuare in apposito impianto (dotato di strutture di equalizzazione e stoccaggio delle acque reflue) e convogliare in specifica rete di distribuzione

2)       acqua reflua riutilizzata “in totale o parziale sostituzione di acqua superficiale o sotterranea”

3)       riutilizzo attuato in condizioni di rispetto ambientale, evitando alterazione ad ecosistemi, suolo, colture, quantità e qualità delle risorse idriche, impatto su corpi idrici recettori, nonché rischi igienici sanitari per popolazione esposta

4)       acque reflue possiedono ad uscita impianto di recupero almeno requisiti di qualità chimico-fisici e microbiologici pari a quelli riportati in Allegato al D.M. 2/5/06 pubblicato su G.U. 108/06. In caso di riutilizzo a fini industriali occorre definire limiti specifici per ciclo produttivo nel rispetto dei valori previsti per scarico in acque superficiali fissati da D.Lgs. 152/06 pubblicati su G.U. 88/06

5)       rispettati divieti o limitazioni a livello temporale o territoriale nelle attività di recupero o riutilizzo di acque reflue imposti da ASL

6)       in caso di riutilizzo solo parziale di intera portata trattata, impianto di recupero prevede scarico alternativo delle acque reflue trattate

7)       rete di distribuzione delle acque reflue recuperate:

–          separate e realizzate in modo da evitare contaminazione con rete di adduzione e distribuzione acque destinate a consumo umano, i cui punti di consegna “marcati e chiaramente distinguibili” da quelli delle acque per consumo umano

–          adeguatamente contrassegnate e se realizzate “con canali a cielo aperto”, dove possibile miscelare acque di altra provenienza, indicate con segnaletica verticale colorata ben visibile. Identica segnalazione necessaria per “tubazioni utilizzate per alimentazione degli scarichi dei servizi igienici”

8)       riutilizzo irriguo delle acque reflue attuato in modo da assicurare il risparmio e comunque:

–          in entità non superiore a fabbisogno delle colture e delle aree verdi “in relazione a metodo di distribuzione impiegato

–          nel rispetto del codice di buona pratica agricola

–          tenendo conto che apporto di azoto derivante da acque reflue concorre “al raggiungimento dei carichi massimi ammissibili e determinazione dell’equilibrio tra fabbisogno di azoto delle colture ed apporto di azoto proveniente da terreno e fertilizzazione”

9)       nel caso di riutilizzi multipli (irrigui, civili, industriali) o di utenti multipli il titolare della rete di distribuzione provvede ad informare utenza “sulle modalità di impiego, vincoli da rispettare, rischi connessi a riutilizzi impropri”

10)    acque reflue recuperate conferite da titolare impianto di recupero a titolare rete di distribuzione senza oneri a carico di questi.

Escluso da tale norme riutilizzo di acque reflue presso medesimo stabilimento o consorzio industriale che le ha prodotte

Iter procedurale:

Regione:

1)       adotta “norme e misure per conseguimento obiettivi di qualità, con particolare riferimento nelle aree sensibili, anche per far fronte in modo strutturale a situazioni permanenti di scarsità della risorsa idrica” che costituiscono parte integrante del Piano di tutela delle acque. Riutilizzo acque reflue sempre consentito purché nel rispetto dei limiti di qualità delle acque fissate da D.Lgs. 152/06

2)       individua per ogni zona omogenea parametri per cui obbligatorio eseguire controllo e monitoraggio

3)       per acque all’uscita impianto di recupero, può autorizzare limiti diversi da quelli riportati in Allegato a D.M. 2/5/06 per Ph, azoto ammoniacale, conducibilità elettrica specifica, alluminio ferro, manganese, cloruri, solfati comunque inferiore ai limiti per scarico in acque superficiali previo parere del Ministero Ambiente. Valori dei parametri sono medi su base annua o in caso di riutilizzo irriguo della singola campagna irrigua

4)       in caso di riutilizzo irriguo, può derogare:

–          per limiti di fosforo ed azoto totale (Elevati a 10 e 35 mg/l), fermo restando quanto previsto nelle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola

–          per parametro Esterechia coli ai limiti previsti da Allegato al D.M. 2/5/06 fino a 100 UFC/100 ml nel 80% dei campioni, purché nelle aree di origine delle acque reflue ed in quelle di riutilizzo irriguo non riscontrato “un incremento nel tempo di patologie riconducibili a contaminazione finale” e purché riutilizzo subito sospeso se trovati valori superiori a 100 UFC/100 ml.

In caso di deroga, titolare rete di distribuzione si deve accertare che riutilizzo irriguo non riguardi aree verdi aperte al pubblico, o non comporti “contatto diretto dei prodotti edibili crudi con acque reflue recuperate”.

Regione comunica deroga ad Autorità sanitaria

5)       in caso di destinazione industriale di acque reflue urbane od industriali recuperate, impone oneri aggiuntivi di trattamento a carico titolare rete di distribuzione per conseguire valori limite più restrittivi rispetto a quanto stabilito in Allegato a D.M. 2/5/06 per rendere acque idonee a loro destinazione

6)       definisce elenco degli impianti di depurazione di acque reflue urbane, il cui scarico è conforme ai limiti qualitativi fissati (specificare: soggetto titolare, portata attuale ed a regime dello scarico caratteristiche dello scarico), nonché tipologia di reti di distribuzione da impiegare per riutilizzo di acque reflue ed infrastrutture di connessione con reti di distribuzione

7)       adotta prescrizioni in grado di garantire che impianto autorizzato allo scarico con finalità di riutilizzo delle acque reflue urbane osservi valori limite e normativa regionale di attuazione

8)       definisce Autorità competenti al controllo di impianto di recupero delle acque reflue per verificare rispetto delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione. Regione può autorizzare stesso titolare impianto di recupero ad eseguire il controllo delle acque all’uscita da impianto di recupero con cadenza almeno ogni 15 giorni, i cui risultati messi a disposizione delle Autorità di controllo. Analogamente titolare rete di distribuzione deve verificare parametri chimici e microbiologici delle acque reflue recuperate distribuite ed “effetti ambientali, agronomici, pedologici del riutilizzo, mentre ASL valuta “eventuali effetti igienico-sanitari connessi ad impiego delle acque reflue recuperate” (Risultati del monitoraggio inviati a Regione ogni anno)

9)       impone immediata sospensione riutilizzo se, a seguito controlli, “valore di qualsiasi parametro superiore a 100% del valore limite” (Nel caso di Salmonella, sospensione non appena rilevata sua presenza). Riutilizzo ripreso solo dopo che, a seguito di 3 controlli successivi consecutivi, valori dei parametri rientrano nei limiti

10)    stabilisce accordi di programma con titolari impianti di recupero e titolari reti di distribuzione, anche al fine di prevedere incentivazioni al riutilizzo di acque reflue

11)    trasmette a Ministero Ambiente dati su impiego di acque reflue recuperate.

Titolare rete di distribuzione fissa tariffa per distribuzione acqua reflua recuperata.

 

 

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