articolo del Presidente CIA Scanavino sulla situazione di crisi del comparto zootecnico

Non sono pochi i tratti comuni tra la fase di difficoltà che sta vivendo la zootecnia francese e quanto accade nel nostro Paese. In Italia, al pari della Francia, la situazione è drammatica e gli allevatori, nonostante gli sforzi e l’impegno che caratterizzano quotidianamente il loro lavoro, non riescono a lasciarsi alle spalle gli effetti della congiuntura sfavorevole cha ha caratterizzato il contesto negli ultimi anni e che, purtroppo, ancora stenta a tramontare.

Il comparto della carne deve fare i conti con la sempre più pressante volatilità dei costi delle materie prime e de prezzi dei ristalli provenienti dall’estero. I prezzi pagati agli allevatori sono in caduta libera e insufficienti a remunerare i costi produttivi, le problematiche gestionali della sostenibilità ambientale degli allevamenti e i limiti organizzativi e strutturali della fase di macellazione riducono la redditività delle imprese. Il settore lattiero-caseario necessita anch’esso di certezze per il futuro. Dopo trent’anni sono finite le quote ma le prospettive reddituali sono tutte da valutare e il carico fiscale è sempre più insostenibile.

Eppure, se è vero che le difficoltà degli allevatori italiani sono equiparabili a quelle d’oltralpe, altrettanto non si può dire delle soluzioni messe in campo per cercare di alleviare le difficoltà e rendere il quadro futuro meno incerto. Riduzione del carico fiscale, ristrutturazione del debito, revisione dei prezzi all’ingrosso, sostegno all’internazionalizzazione. Sono queste alcune tra le principali iniziative adottate con urgenza dal Governo di Hollande per fermare la protesta degli allevatori di questi ultimi giorni. Un piano organico d’interventi che, tra gestione della fase straordinaria e misure strutturali per sostenere uno dei comparti più strategici del Made in France agroalimentare, mobilita centinaia di milioni di euro.

Il nostro Governo non può restare a guardare. Se alle risorse stanziate per il rilancio del comparto francese non faranno seguito interventi di sostegno anche in Italia, la già pressante concorrenza dei “cugini” rischia di diventare ancora più agguerrita e, a pagarne il prezzo, saranno ancora una volta i nostri allevatori.

È da tempo che rivendichiamo azioni e misure per il rilancio della carne e del latte “Made in Italy”. Alcuni strumenti già sono disponibili. Basterebbe metterli in campo in maniera efficace come, ad esempio, una gestione efficiente e mirata delle risorse comunitarie o, per citare un fronte recente, l’effettiva restituzione agli allevatori delle compensazioni delle multe per il latte. Altre misure sono urgenti e opportune.

È necessario un progetto strategico d’interventi che da un lato concorra a gestire la fase di difficoltà straordinaria che sta caratterizzando la zootecnia nazionale, dall’altro guardi al rilancio competitivo del comparto. Le prospettive future dell’allevamento nazionale saranno necessariamente legate alla capacita di valorizzare gli elementi di forza (non pochi) che caratterizzano l’offerta e di minimizzare i possibili rischi connessi ai suoi punti di debolezza. In tal senso, l’azione di rilancio dovrà passare inevitabilmente attraverso l’aggregazione dell’offerta e la promozione di una più efficace organizzazione delle filiere; l’innovazione e la modernizzazione dell’assetto imprenditoriale; la semplificazione e la sburocratizzazione amministrativa; l’internazionalizzazione, senza trascurare il necessario processo di defiscalizzazione e di modernizzazione del mercato del lavoro.

È arrivata l’ora della concretezza, le promesse fanno parte del passato. Gli allevatori italiani, se necessario, sono pronti a replicare quanto accaduto in Francia. Non si sottrarranno anch’essi dal far sentire il loro grido di sofferenza senza risparmiarsi nel sollecitare le istituzioni e la politica per fare accogliere le loro istanze. La zootecnia rappresenta un terzo del valore complessivo dell’agricoltura italiana e gli agricoltori che ne fanno parte la difenderanno con tutte le loro forze.

Evitiamo, almeno per una volta, di subire le decisioni dei Partner europei e le conseguenze che ne possono derivare ma, piuttosto, triamone spunto per reagire con la stessa forza e la stessa determinazione.

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